In Valle d'Aosta alla scoperta dei mestieri dimenticati

In Vallle d'Aosta, alla scoperta dei mestieri dimenticati
In Vallle d'Aosta, alla scoperta dei mestieri dimenticati
di Luisa Mosello
4 Minuti di Lettura
Lunedì 18 Gennaio 2016, 13:25 - Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 09:16

Viaggio nel cuore della Valle d’Aosta alla ri-scoperta dei mestieri antichi e dimenticati fra le Valli del Parco nazionale del Gran Paradiso. Che producono piccoli grandi capolavori di manualità grazie alla creatività e soprattutto alla tenacia di (pochi) artigiani che mantengono in vita l’identità locale. Un’idea in più per trascorrere un vacanza di pieno inverno unendo le bellezze naturali alle tradizioni valdostane. Dagli scultori del legno ai ramai, dalle merlettaie alle creatrici di pantofole, c’è tutto un mondo da esplorare sotto il cielo terso e paradisiaco della regione più piccola d’Italia.


Le merlettaie
La storia dei merletti di Cogne parte nel 1665, quando alcune monache benedettine fuggite dal monastero di Cluny si rifugiano in Valle d’Aosta. Dove insegnano alle donne del luogo l’arte del pizzo al tombolo.
Per produrre queste piccole opere d’arte, le abili dita delle donne intrecciano motivi con il velocissimo gioco dei fuselli sul cuscino circolare del tombolo (un cerchio, il “coessein”, imbottito con paglia e lana, sostenuto dal suo “cavalot”, mobiletto in legno scolpito col classico motivo del rosone, il monogramma di Cristo, l’anno di fattura, e il nome della sua prima proprietaria): sul tombolo, a cui si fissa il lavoro, nascono stilizzazioni di animali e fiori.
Cogne conta oggi 40 merlettaie riunite in cooperativa, con una produzione annua di circa 1.500 metri di pizzo.
 
Le ahcapinere
Creano dei veri e propri capolavori da calzare ovvero gli ahcapin, pantofole di panno a strati sovrapposti, trapuntati a mano con fili di canapa. La tomaia è spesso di velluto ricamato, attaccata alla suola dalla parte interna o esterna. Fanno parte del costume tipico della Valle Soana, insieme a gonne ampie, camicie bianche, scialle ricamati e decorati. Oggi è la signora Mariuccia l’unica rimasta in valle a mantenere la tradizione di questi ahcapin. 
 
 I magnin
Sono i ramai, realizzano paioli da polenta, padelle e teglie, scalda bagna cauda, ma anche portaombrelli, cappe per camini e arredi per chiese. Ogni fase del processo produttivo è eseguita a mano, proprio comeun tempo: la ricottura è eseguita alla forgia con carbone di legna, la sagomatura con il tornio, la cesellatura con la con pece greca.
A partire dal 1600, poi, c’erano tanti stagnini, ambulanti che riparavano pentole in rame e utensili vari usando pezzi di stagno che avevano sempre con loro. Esempi di emigrazione stagionale, partivano dalla Valle Soana per andare a lavorare in tutto il Canavese, Eporediese e Torinese, fino in Francia e Spagna, tornando nelle loro case solo d’estate per lavorare i campi.

Scultori del legno
Esempi tipici di artigiani associati alla montagna, in Valle d’Aosta realizzano piatti, mortai, ciotole, taglieri, bassorilievi, ma soprattutto la grolla (o coppa) dell’amicizia, il più famoso oggetto dell'artigianato locale. Il termine grolla deriva da "graal", che in lingua d'oil significa appunto calice. Simbolo di amicizia e fraternità, viene tuttora usata nelle occasioni conviviali: in legno, con tanti beccucci, viene riempita di caffè e grappa e passata di mano in mano tra i vari presenti che bevono a turno. In passato era riservata solo alle occasioni speciali e conservata come una reliquia da tramandare da padre in figlio.
 
Per saperne di più su antichi mestieri e tradizioni artigiane si può visitare il Mav, il Museo dell’Artigianato Valdostano inserito nel pacchetto di VdAHolidays operatore specializzato in vacanze insolite in Valle d'Aosta che prevede anche visite nei mercatini natalizi e nella grande Fiera di Sant’Orso ad Aosta che riunisce il meglio della creatività del nord Italia il 30 e il 31 gennaio (info://www.vdaholidays.it/it/tour-operator/valle-d-aosta-insolita.html). 

© RIPRODUZIONE RISERVATA