Cena del Quirinale coi leader del G7 Capitale della cultura: «Valorizzare i prodotti enogastronomici locali»

La vendemmia
La vendemmia
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Giovedì 25 Aprile 2024, 05:00

Le eccellenze enogastronomiche del territorio protagoniste della cena con i capi di Stato del G7 organizzata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel Castello Svevo di Brindisi? Ad auspicarlo sono i rappresentanti del mondo della vitivinicoltura e dell’agricoltura brindisini, con la speranza che l’evento si trasformi in un trampolino di lancio anche per l’immagine dei prodotti tipici della provincia.

La lettera di Dipietrangelo

Il produttore vitivinicolo ed ex politico di lungo corso Carmine Dipietrangelo ha addirittura scritto al sindaco Giuseppe Marchionna, al presidente della Provincia Toni Matarrelli ed al prefetto Luigi Carnevale, sottolineando innanzitutto come la scelta di Brindisi per ospitare questa cena “un onore, un privilegio e un impegno per la città. Una grande opportunità per Brindisi di farsi conoscere e apprezzare per quella che è stata nella storia e per quella che è oggi”. Certo, chiarisce, “spetterà certamente al cerimoniale della Presidenza della Repubblica organizzare la cena di apertura di apertura del G7”. Eppure, aggiunge, “durante la cena pur tra lingue diverse Brindisi non solo sarà il nome della città ospitante ma sarà una parola che accomunerà i commensali quando su invito del presidente della repubblica Mattarella sarà chiesto di fare un brindisi al successo dei lavori del G7. Il 13 giugno nel castello svevo ci saranno molti calici di vino alzati per fare brindisi di auguri e di speranza per la fine delle guerre e per la pace. La città durante la cena sarà presente allora con il suo nome, con il suo castello, il suo porto, con i suoi prodotti e spero anche con i suoi vini”.

Un'occasione da non perdere

Sulla tavola alla quale siederanno i grandi della Terra, è l’auspicio di Dipietrangelo, “sarebbe una ulteriore riconoscenza e una valorizzazione della città se ci fossero bottiglie di negroamaro e di susumaniello Brindisi Doc, i due vitigni autoctoni per eccellenza del nostro territorio. I vini a dominazione di origine controllata di Brindisi non possono mancare allora da quella tavola. Certamente le cantine brindisine non farebbero mancare il loro contributo nell’offrire i loro vini Brindisi Doc eventualmente con edizioni speciali per l’occasione. Il vino è cultura oltre ad essere convivio, ed è una traccia del passaggio di popoli. Brindisi rappresenta il passaggio e l’insediamento prima dei messapi e poi dei romani. I primi portarono le viti, i secondi le estesero producendo i vini che venivano portati da Brindisi nel mediterraneo. Brindisi, terra di antichi vigneti, alcuni dei quali ancora oggi si estendono sui terreni attraversati dai tracciati delle vecchie strade dell’Appia e della Traiana, ha vini di qualità da far degustare e conoscere”. Non si perda, conclude, “questa occasione di inserire, tra le prelibatezze della cena del 13 giugno che da inizio al G7 2024, anche i vini della Brindisi Doc”.

Le associazioni di categoria

Un punto di vista condiviso dal presidente di Coldiretti Giovanni Ripa, per il quale «è assolutamente legittimo aspettarsi, e questo è il mio augurio, che vengano utilizzati i prodotti del nostro territorio. Questa cena è un’occasione unica e non possiamo trascurarla né sprecarla. I nostri sono prodotti di tutto rispetto, di eccellenza, invidiati non solo a livello nazionale ma anche mondiale. E quindi sarebbe davvero auspicabile che venissero non solo utilizzati ma anche valorizzati nell’appuntamento del prossimo 13 giugno». Posizione confermata anche da Giannicola D’Amico, presidente provinciale e vice presidente regionale della Cia, la Confederazione italiana degli agricoltori. «Noi - dice infatti - auspichiamo che le cose vadano proprio così. Il G7 rappresenta uno strumento straordinario per promuovere il territorio a 360 gradi. Io immagino che chi si sta occupando del cerimoniale e di tutti gli aspetti legati alla cena tenga in considerazione le eccellenze non solo del territorio brindisino ma dell’intera Puglia. Del resto, un governo che ha scelto la sovranità alimentare come intestazione del ministero dell’Agricoltura non può non promuovere le eccellenze agroalimentari di un territorio.

E la Puglia ne ha da vendere di prodotti enogastronomici di altissimo livello riconosciuti in Europa e nel mondo».

La cultura enogastronomica

Ma lo stesso ragionamento vale, per Dipietrangelo, anche per la candidatura di Brindisi a Capitale italiana della cultura per il 2027. In una lettera aperta indirizzata al sindaco Marchionna, infatti, sottolinea innanzitutto come la candidatura possa rappresentare “una grande opportunità per la città di ripensarsi e per ricostruire il filo storico della sua identità guardando al futuro. Radici nel passato e sguardo rivolto al futuro è il nostro progetto aziendale. Il vino è cultura perché assieme alla scoperta dei vitigni e della loro storia si registra allo stesso tempo una traccia del passaggio di popoli. Tradizioni, gusti e usanze partano anche dal vino stesso. Brindisi assieme a Mesagne rappresentano il passaggio e l’insediamento prima dei messapi e poi dei romani. I primi portarono le viti, i secondi le estesero producendo i vini che venivano portati nel mediterraneo. Se questa è la storia, il presente e il futuro del territorio di Brindisi può trovare nella coltura e nella cultura vitivinicola un riferimento solido di sviluppo”. Per questo, Dipietrangelo suggerisce al sindaco, “anche per questa mia recente esperienza e attività vitivinicola, di valutare di integrare il progetto di candidatura di Brindisi a Capitale della cultura con quello che ha rappresentato e rappresenta l’agricoltura brindisina e per essa la viticoltura”.

Un patrimonio da valorizzare

Anche Ripa, dal canto suo, ricorda che «la nostra provincia ha radici antiche, legate all’agricoltura. Credo, quindi, che la cultura enogastronomica del territorio debba avere un ruolo centrale nella candidatura». E lo stesso vale per D’Amico, per il quale «quando si parla di cultura, bisogna tenere in considerazione diverse sfaccettature, compresa quella enogastronomica. Nella nostra provincia vantiamo una scuola di enogastronomia importante, chef e strutture di alto livello che promuovono i nostri piatti, agrichef importanti che quotidianamente, in silenzio, nelle aziende agrituristiche preparano e somministrano piatti non sol molto succulenti ma anche importanti per la dieta mediterranea e la salute del consumatore. Quindi io auspico che nella predisposizione della candidatura si tengano presente tutte le eccellenze agroalimentari del territorio, del vino, dei prodotti da forno, degli ortaggi, dell’olio extravergine di oliva, del carciofo brindisino».

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