Cracco apre in Galleria a Milano: segreti e prezzi del ristorante con cui punta a riavere la stella Michelin

Cracco apre in Galleria a Milano: segreti e prezzi del ristorante con cui punta a riavere la stella Michelin
di Carlo Ottaviano
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Martedì 20 Febbraio 2018, 18:54 - Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 10:16

Un carpaccio di moro oceanico, ricci di mare, caviale e limone vi costerà 70 euro; stesso prezzo per uovo soffice, cavolfiore e caviale. Se volete “risparmiare” – 38 euro – c'è il tuorlo d'uovo fritto, taleggio, porto rosso e brodo di mare. Il menù degustazione – 11 portate – costa 190 euro. Sono i prezzi di alcuni piatti del ristorante che Carlo Cracco, il più noto degli chef italiani, apre domani in Galleria a Milano e che oggi ha subito l'assalto di alcune centinaia di giornalisti e amici. 
 

 

Ma già l'attesa durata tre anni e questa prima pacifica invasione, dimostrano che sarebbe riduttivo pensare in queste ore solo a prezzi e piatti. La verità è che dopo tanto parlare di cucina e chef, questa è l'operazione imprenditorialmente più ardita che un cuoco abbia mai fatto in Italia. Basti pensare che per l'affitto Cracco pagherà qualcosa come un milione di euro l'anno per i cinque piani in cui si svilupperà il locale.

Del resto siamo nel centro più centro di Milano, all'incrocio tra i quattro rami della Galleria, con il Duomo a cento passi da un lato e la Scala dall'altro. Tant'è che all'inaugurazione è arrivato persino il sindaco di Milano Giuseppe Sala (che un mese fa aveva celebrato le nozze di Cracco con Rosa Fanti). Il “celebrante” di oggi è stato invece nientepopodimenoche Fabio Fazio, in un insolito ruolo. Impensabile tanto sfoggio di lustro solo fino a qualche anno fa per l'inaugurazione di un ristorante. Ma qui l'ambizione è diventare forse il più bel ristorante d'Italia, non certo solo di recuperare la stella Michelin persa dal cuoco di origine vicentina pochi mesi fa. E sarà uno sforzo immane che motiva anche l'abbandono della partecipazione come giudice a MasterChef per dedicarsi interamente a questa nuova creatura (che affianca la più easy location della “Falegnameria Carlo e Camilla” e il trendissimo Garage, da poco aperto assieme a Lapo Elkan (presente anche oggi tra gli ospiti).

Ma allora vediamolo questo progetto ambizioso di Carlo Cracco, che vuole restituire alla Galleria costruita da Giuseppe Mengoni e inaugurata nel 1877 il suo ruolo originario di “Salotto di Milano”. La location, nei cinque piani, riunisce caffè, ristorante, cantina e un salone privato per occasioni particolari, aperta tutti i giorni, dalle 8 del mattino a sera inoltrata, dalla prima colazione al dopo teatro. La ristrutturazione è stata firmata da Laura Sartori Rimini e Roberto Peregalli che hanno amalgamato l'architettura della seconda metà dell’800 a Gio Ponti, «in un’idea di stile milanese al tempo stesso sobrio, raffinato e leggero».

Al piano terra, al Cafè, le pareti sono in stucco, dipinte a mano con un motivo a damasco che ricorda i disegni Fortuny, il pavimento in mosaico è in accordo cromatico con l’esterno, il grande bancone-bar della fine dell’800 è stato trovato a Parigi. Di grande impatto l’ascensore, che ad ogni piano subisce una metamorfosi per sintonizzarsi con l’ambiente circostante, costruito interamente in ferro e decorato a finto bronzo con inserti in vetro al piano terra, in specchio e metallo dorato al primo piano, infine dipinto con una patina scura in cantina. La proposta gastronomica del Cafè è più semplice rispetto al Ristorante, con piatti meno elaborati, per pranzi e cene veloci e informali. Dolci e cioccolato potranno naturalmente essere consumati in loco come portati via.

Al primo piano una sala d’accoglienza rivestita con una boiserie grigio-azzurra e una carta da parati dipinta a mano a grandi corolle floreali fa da introduzione al Ristorante, articolato in tre sale e due privé. «La cucina – anticipa Cracco - sarà all’insegna della continuità con quella del precedente ristorante in Via Victor Hugo». Non mancheranno insomma i piatti classici del grande chef, dall’insalata russa caramellata al tuorlo d’uovo marinato, dal risotto allo zafferano e midollo alla piastra al rombo in crosta di cacao. 

Una carta a parte, con proposte come ostriche, spaghetti al caviale e selezione speciale Spigaroli, per lo scenografico Fumoir, ancora un altro ambiente: bancone in mogano e zinco, bottiglieria con specchio ed elementi nichelati di gusto Art Deco. Se ogni piano ha la sua cucina, è qui che si trova la più importante, con piastrelle su disegno di Gio Ponti, giallo zafferano, bianco e nero. E sempre ispirati a Gio Ponti sono i servizi di piatti di Richard Ginori, ideati dagli architetti e realizzati appositamente per Cracco, in tre varianti di colore coerenti con la palette dominante nei diversi piani.

Il secondo piano, praticamente all'altezza della Cupola della Galleria su cui è esposto, è riservato alle occasioni speciali. Infine, nel seminterrato la cantina, dalle pareti rosso lacca e la scaffalatura in legno d’abete, ospita oltre 2000 etichette e oltre diecimila bottiglie, con un’importante selezione di vini soprattutto italiani e francesi, ed è dedicata, oltre che alla vendita, alle degustazioni. In totale, quindi, 50 coperti circa al piano terra, dehors incluso, 50 al primo piano, fino a 100 posti seduti e 150 in piedi al secondo. Ad aprile partirà il progetto “Galleria Cracco”, che coinvolgerà una serie di artisti italiani contemporanei nel realizzare tre volte l’anno interventi site specific per le “lunette” dell’ammezzato, trasformate in tre vetrine d’arte fruibili giorno e notte dagli oltre 100.000 visitatori quotidiani della Galleria.  

Domani l'apertura ai clienti e la vera prova del fuoco.
Intanto oggi Cracco si gode i  complimenti. Uno per tutti, quello del sindaco di Milano. «Mi piace dire grazie – ha twittato appena uscito dall'inaugurazione - a chi contribuisce alla crescita della città. Oggi devo ringraziare sinceramente Carlo Cracco per avere dato vita al suo ristorante nel cuore di Milano. Il suo è un impegno con la città, in un luogo così particolare e caro a tutti i milanesi».

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