Calabria, meraviglie tra mare e montagna nel coast to coast “lento” dal Tirreno allo Jonio

Calabria, meraviglie tra mare e montagna nel coast to coast “lento” dal Tirreno allo Jonio
di Elena Ceravolo
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Domenica 16 Giugno 2019, 16:08 - Ultimo aggiornamento: 22 Giugno, 20:03

A fine anni Ottanta era la base del nucleo speciale antisequestri della polizia, la settimana scorsa il cuore dell'Aspromonte è diventato il ritrovo di decine di escursionisti arrivati in Calabria da ogni regione d'Italia e dall'Europa per partecipare ad uno speciale "Costa a Costa", un cammino che dopo le prime due edizioni sperimentali dello scorso anno è stato promosso ufficialmente con il trekking d'apertura della stagione 2019, tra il 2 e il 7 giugno. Per questo sono arrivati appassionati del turismo "lento" da Veneto, Lazio, Lombardia, Romagna, Sardegna, dalla Sicilia e pure dall'Olanda. 

Fatica, incanto e storia su 95 chilometri di avventura e scenari strabilianti. Dalle spiagge del Tirreno a quelle dello Jonio in cinque tappe per cinque giorni. Si parte dalla battigia di Palmi e, dopo aver attraversato il “Tracciolino" a strapiombo sulla Costa Viola con vista sullo Stretto tra Scilla, Cariddi e le isole Eolie, si scavalca l'Aspromonte toccando quota duemila metri, poi si ridiscende sul fronte opposto, per concludere con il bagno finale nelle acque profonde dello Jonio. Si procede cambiando continuamente paesaggio tra boschi, fiumi e fiumare da guadare, vere e proprie nuotate tra prati di felci e ginestre, orridi rocciosi sgargianti di fiori. Giallo, rosso, viola, azzurro. Fino ai tappeti di margherite sui lunghi pianori. E i profumi che si rincorrono e che, in un lampo, mutano radicalmente registro quando si scollina sul versante magno-greco. 

Il "Costa a Costa" è il “fratello” del “Sentiero del Brigante” che, invece, per 140 chilometri attraversa a cavallo di crinale la montagna, da Gambarie d'Aspromonte alle Serre, con arrivo tra Stilo e Serra San Bruno.
Tutto opera di volontari appassionati della loro terra, decisi a raccontarla dal vivo per spazzare i luoghi comuni e indicare una direzione di sviluppo, possibile e sostenibile. E’ il "Gruppo escursionisti d'Aspromonte" (Gea), un'associazione senza fini di lucro che da 35 anni porta avanti un progetto a base di trekking e tutela ambientale. Hanno studiato i tragitti e collocato più di ottomila segnali che indicano la via, ma anche realizzato un tracciato gps. Dai due più lunghi a quelli minori hanno aperto in tutto 300 chilometri di sentieri.

Il costa a costa dell'Aspromonte è un itinerario incontaminato alla scoperta di “punti di vista” da conquistare lentamente e di luoghi dove non ci si può arrivare se non a piedi. Le tappe da una base all'altra (che può essere un micro-agriturismo, un vecchio albergo montano o anche una casa privata) si percorrono senza incontrare nessuno. Un'eccezione, per i camminatori del trekking che si è concluso venerdì scorso con il tuffo a mare, sono stati gli operai di "Calabria verde" nei pressi di San Luca: l'occasione per vedersi offrire un bicchiere di vino ed un caffè.
Storia e natura incontaminata

Ma il tracciato, da Palmi a Bovalino, parla moltissimo. Sono racconti di passati recenti, remoti e remotissimi che si intrecciano. Il parco archeologico dei Tauriani con tanto di teatro e torretta (si va indietro nel tempo fino al IV secolo a.C.), la chiesa di San Fantino, il santo più antico della Calabria, presentati dai volontari dell’associazione locale che quel posto trent'anni fa lo hanno strappato alle ruspe pronte ad abbattere i resti per farci una discoteca. E ancora “Villa Pietrosa”, ritiro sospeso tra mare e cielo dello scrittore e drammaturgo Leonida Rèpaci, fondatore del Premio Viareggio. Dalla “guardiola”, la piccola terrazza che è un tuffo nel blu, si affacciarono i più grandi poeti e narratori del secolo scorso, ospiti di Repaci e della moglie Albertina.

E ancora un'incursione nelle grotte preistoriche di Trachina. Poi una sosta nel centro abitato di Palmi prima di avventurarsi lungo il “Tracciolino”. Il tempo per consumare il pranzo al sacco su una piazza panoramica a picco sulla Costa Viola e per scoprire il lavoro dei “banditori”, cioè di chi da quasi trecento metri di altezza dirige la cattura del pesce spada, urlando e agitando una bandiera bianca per indirizzare i pescatori verso la preda. Sembra incredibile, eppure a queste speciali sentinelle basta scorgere un’ombra nel blu per lanciare segnali verso le barche, che viste da qui sembrano modellini.

Le tappe
Il primo giorno si arriva fino a Piano della Corona, il secondo a Serro Petrulli, il terzo ai Piani di Carmelia, il quarto è quello dello scollinamento sul versante jonico fino al paesino di Natile Vecchio dove l'ospitalità è a cura della pro loco, che la sfida del turismo sostenibile l'ha raccolta: «Abbiamo aperto le porte del nostro paese - dice Anna Maria Sergi, la presidente - per cacciare via la paura dei tempi bui di questa zona, la nostra storia legata alla pastorizia è il nostro orgoglio e la vogliamo raccontare».

Lo fanno trasformando in un evento la tosatura e promuovendo la lavorazione artigianale della lana con i vecchi telai recuperati, oltre che con corsi per insegnare a tessere le coperte con i tipici motivi greco-bizantini: colori accesi attraversati da croci. La quinta e ultima tappa, prima del bagno, si chiude con la visita alla villa romana di Casignana (I-IV secolo d.C.), sito di bellissimi mosaici a due passi dalla spiaggia, conosciuta (a pochi) come la Piazza Armerina della Calabria. Si stima che si estendesse per 150mila metri quadri, 15 ettari. Per ora sono stati portati alla luce pochi ambienti tra cui due aree termali e alcune sale, abbastanza per distinguere una zona pubblica da un'altra residenziale. Ma i resti si vedono affiorare anche dal mare. Per la qualità della pavimentazione, a mosaico e lastre di marmo, è stata accostata alle più importanti residenze vesuviane. Con il proseguimento degli scavi, anche svelandone solo una parte, potrà diventare il parco archeologico di età imperiale più importante del sud Italia dopo Pompei.

La "Vallata delle grandi pietre"
Su tutto, man mano che si sale di quota, un eccezionale panorama geologico, che con un colpo d'occhio svela come cento milioni di anni fa si scontrarono due continenti dando origine all'attuale assetto orografico del Mediterraneo. Così come la storia ipotizzata delle "pietre erratiche", spinte fin qui dagli effetti della glaciazione, la possono raccontare i "monoliti" che svettano misteriosi tra boschi di lecci, querce, ginepri e corbezzoli. Pietra Cappa con i suoi sessanta metri altezza e cento di diametro, l’Ayers Rock della Calabria, è il più alto d’Europa. Insieme a Pietra Lunga, Pietra Castello con contaminazione di resti bizantini, a Pietra Tonda e alla Roccia San Pietro, 30 milioni di anni fa erano un tutt’uno con le Alpi. Un unico grande blocco insieme a Piemonte e Sardegna.

I "visionari" della terza via
«Abbiamo aperto i sentieri per raccontare un'altra storia dell'Aspromonte - spiega Sandro Casile, il presidente del Gea -, un patrimonio poco conosciuto e valorizzato. La spinta è nata proprio nel periodo dei sequestri di persona, quando questi posti erano emergenza nazionale. C'erano due scuole di pensiero. Quella della militarizzazione della montagna si contrapponeva a quella della creazione di strade che la penetrassero per garantirne il controllo. Noi vedevamo la terza via: quella di occupare pacificamente la montagna. Ci chiamavano visionari. Ma non abbiamo mai smesso di lavorare per questo. Ed oggi quel sogno è realtà.  Abbiamo aperto 300 chilometri di sentieri. Il “Sentiero del brigante” oggi è uno dei cammini dell'Atlante digitale del Mibact. Adesso abbiamo perfezionato il “Coast to coast". L'Aspromonte si conferma ultima e inesplorata frontiera dell'Europa continentale».

Quanto questo strada "visionaria" abbia portato lontano dagli stereotipi lasciati dai tempi della montagna-bunker lo dimostra la cronaca escursionistica degli ultimi mesi: due donne, una ragazza di 27 anni di Udine e una giovane nonna siciliana, hanno affrontato il Sentiero del Brigante in solitaria, la prima a maggio, la seconda qualche giorno fa. 

L’itinerario enogastronomico
Dal pesce della costa alla cucina d’alta quota, le cene, lungo il passaggio tra i due mari calabresi, sono sempre a chilometri zero e abbondanti. Immancabile la pasta casareccia a base di acqua e farina con la tipica forma a “bucatino” tirato a mano, che sia condita con sugo di agnello, allo scoglio o alla norma. Poi le zuppe di legumi ed ortaggi montani, le polpette di melanzana, i tanti prodotti della pastorizia, dalla carne ovina ai formaggi. Mentre sopra gli ottocento metri la regina è la patata aspromontana, che dal 2013 ha ottenuto il marchio De.co a tutela della tipicità. "Bellina", "Spunta" o "Rosa", è presentata in tante varianti, ma la ricetta del posto prevede che sia cotta alla brace con la buccia, servita semplicemente aperta e condita con olio, sale, origano e peperoncino piccante. La meta finale sulle coste joniche, invece, non può che essere celebrata con un bicchierino di “Greco di Bianco”, ritenuto il vino più antico d'Italia insieme al Moscato di Siracusa. Un passito che ben si accompagna con il classico stomatico reggino, un biscotto semplice realizzato con farina di semola, mandorla e cannella. Siamo arrivati nella zona del bergamotto, un agrume patrimonio esclusivo di circa 100 km di costa calabrese, compresi tra Villa San Giovanni e Siderno. Il bergamotto cresce solo qui. E arricchisce anche la cucina: biscotti, dolci, marmellate, liquori, ma anche tocco speciale per pietanze a base di pesce e primi piatti. 





 

 

 
I prossimi cammini

Per le prossime partenze alla scoperta dell'Aspromonte o per info su come percorrere da soli o in gruppo gli itinerari si può contattare il Gea trekking: info@sentierodelbrigante.it - www.gea-aspromonte.it
 

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