Il sondaggio, condotto su oltre 2 mila utenti americani della piattaforma di affitti brevi, mostra come l'11% degli intervistati abbia scoperto sistemi video in aree proibite dalle norme di Airbnb che - nelle condizioni di policy definite sul suo sito - spiega di chiedere a chi mette a disposizione il proprio appartamento (gli host) «di indicare negli annunci tutti i dispositivi di sorveglianza presenti» spesso posizionati per verificare il comportamento e l'effettiva 'consistenza numericà degli ospiti.
Nonostante questa premessa, però, Airbnb vieta espressamente «qualsiasi dispositivo di sorveglianza posto all'interno di determinati spazi privati (come ad esempio camere da letto e bagni) o per il loro controllo, indipendentemente che ne siano informati o meno gli ospiti».
Insomma, chi entra in un appartamento gestito da Airbnb deve sapere in partenza se e dove sono piazzati sistemi di videosorveglianza (comunque vietate nelle aree sensibili). Il problema - a giudicare dal 58% di intervistati che si dice preoccupato di violazioni della privacy - sta diventando sempre più scottante, anche se il 24% degli utenti afferma di accettare sistemi di videosorveglianza in salotto o in cucina.