Iacovone, 45 anni fa la tragedia in cui Taranto perse il grande sogno

Il calciatore perse la vita in un incidente stradale

Iacovone, 45 anni fa la tragedia in cui Taranto perse il grande sogno
di Anita PRETI
7 Minuti di Lettura
Domenica 5 Febbraio 2023, 09:46 - Ultimo aggiornamento: 19:16

L'anno orribile dell'Italia cominciò, quel 1978, il 16 marzo alle 9.15 a Roma, in via Fani, con il sequestro dell'onorevole Moro che si concluse con l'uccisione dell'uomo politico impegnato nel traghettare l'Italia verso altri orizzonti. Poco più di un mese prima di quella fatidica data, nella notte tra il 5 e il 6 febbraio, l'anno appena cominciato di Erasmo Iacovone, giovane calciatore molisano di Capracotta, impegnato a traghettare la squadra del Taranto verso la serie A, si concluse sulla strada provinciale che da San Giorgio Jonico porta a Taranto e viceversa.

La tragedia 45 anni fa

La città resta senza fiato ed oggi, a 45 anni esatti dalla tragedia, quell'incidente resta la drammatica sliding door nella storia del calcio tarantino. Come avviene all'Italia un mese dopo per l'esito finale dell'attacco dei brigatisti. Il Paese non riesce a venir fuori da quella che è stata definita la Notte della Repubblica. L'Italia è una polveriera, tutto in mutamento e rivoluzione: gli operai, gli studenti, le donne. Federico Fellini riassume il caos a modo suo: a Cinecittà, a maggio, sta girando le prime sequenze di Prova d'orchestra. A giugno Sandro Pertini viene eletto presidente della Repubblica, non senza qualche borbottio: a qualcuno sembra un'onta il fatto che un socialista possa accedere alla prima carica dello Stato. Due anni dopo, il 3 marzo, Pertini avrebbe fatto visita ad una Taranto vivace, creativa, guidata da un comunista, Giuseppe Cannata. Altro fatto discutibile, pensa qualcuno, un comunista che diventa primo cittadino (dal 1976 al 1983), diamine non accadeva dal primissimo dopoguerra, dai primissimi Cinquanta e a quel punto, da quel tempo lontano, di anni ne erano passati quasi trenta. Il tempo necessario per cambiare volto. Taranto lo ha fatto, continua a farlo.

È sempre nel 1978 che Hayao Nakamura, uomo chiave della Nippon Steel, colosso mondiale dell'acciaio, arriva quaggiù per dare man forte all'Italsider reduce come i sindacati dalla conclusione della Vertenza Taranto. I tarantini guardano con sana curiosità provinciale gli uomini di Nakamura: risiedono al Delfino, li vedono uscire e rientrare nell'albergo, l'unico a più stelle in città; accompagnarli con lo sguardo vuol dire imbattersi anche in lavagnette con i logogrammi giapponesi che indicano a loro (agli ospiti giapponesi) e soltanto a loro qualcosa.

Nessuno si azzarda a capirci niente e se per caso capita tra le mani il giornale di quella microscopica comunità (se ne stampa uno in quei mesi) è facile pensare che sia una tela astratta. La ben conosciuta grazia di quel popolo trova modo di esemplificarsi nel piccolo giardino giapponese che spunta all'interno del centro direzionale dell'Italsider: il verde, le pietre, l'acqua come regola vuole. È quasi un calligrafico Hiroshige (antichissimo famoso pittore di laggiù) mostrato con orgoglio ai visitatori. Avviene anche con le opere dello scultore Antonio Paradiso che punteggiano l'area.

L'Italsider e la rinascita

L'Italsider sembra essere la mosca cocchiera della rinascita culturale di Taranto, soprattutto grazie all'attività del Circolo. Ma non è da sola in questa impresa. Trova ottima compagnia nella progettualità dei Centri servizi culturali che dalla Cassa per il Mezzogiorno sono pervenuti nelle mani della Regione, dove siedono funzionari e politici che amano leggere i libri. L'editoria locale trova ascolto da queste parti e nascono libri pregevoli. Si rincorrono il Circolo e i Csc sul territorio dell'arte, della letteratura, del cinema, del teatro trascinandosi dietro centinaia e centinaia di tarantini. L'Italsider, nella sua sede principale a Genova, da tempo immemorabile vanta tra i consulenti per l'arte una famosa firma dell'astrattismo, Eugenio Carmi (sua sorella Lisetta, fotografa di fama internazionale scomparsa da poco, ha scelto di vivere in Puglia); ma non sono gli obblighi familiari, o non esclusivamente essi, a condurlo a Taranto spesso e volentieri dove lascia il suo segno realizzando l'ormai celebre logo del Centro servizi culturali diretto da Giuliana Ermacora che, di sede in sede, è arrivato a fare casa in via Santissima Annunziata. La lunga scalinata vede salire e scendere le migliori intelligenze tarantine in un'attività pirotecnica di incontri, dibattiti, seminari, conferenze. Nel 1978, in Italia, diventa operativo il Servizio Sanitario Nazionale.

Progetto donna

È sotto la guida di Giuliana Ermacora che ha preso forma Progetto Donna, assise apartitica, proprio perché tutti i partiti ne fanno parte, impegnata da subito in grandi battaglie sociali. Sempre nel 1978 la legge Basaglia porta alla chiusura dei manicomi e questo manda in soffitta il progetto di realizzare un ospedale psichiatrico. Comune e Regione fanno quadrato intorno alla variante del piano regolatore, definitivamente varata il 28 marzo 1978. Si progetta e si lavora perché la nuova area a Nord della città non sia trasformata in un ghetto. Anche un cinema può fare la differenza. Il Mignon, al Paolo VI, sarà presto inglobato nell'attività del Circolo Italsider dove regna quel gran signore di Peppino Francobandiera. Operatore culturale di primissima caratura, ha chiaro il concetto di cinema d'essai che in quel momento è la carta vincente dell'aggregazione in Italia. Le sue rassegne monotematiche all'Orfeo e al Verdi, la sala del Dopolavoro Ferroviario in via Pupino, sono un raro esempio di amore per il grande schermo (che in quell'anno vede Ecce Bombo di Moretti) e sfidano la concorrenza dove, tra gli altri, brillano gli intelligentissimi Gesuiti: Padre Discepolo e Padre Petrecca sono due fari per la gioventù tarantina, almeno per quella che non sta sulle barricate. Sempre dalla masseria Vaccarella, sede del Circolo, partono inviti alle più disparate personalità per conferenze baciate dalla presenza del pubblico (Grassi, Brera, Zavattini). Si conclude la Biennale dell'incisione mentre si moltiplicano le mostre d'arte, Taranto pullula di gallerie ma tocca sempre alla Vaccarella il ruolo di pesce pilota: l'anno prima ha ospitato le sculture di Arnaldo Pomodoro. Non è che intorno ci sia il vuoto: gli Amici della musica nel varare la 34esima stagione artistica (oggi sono arrivati alla 79esima) accolgono il pubblico nell'auditorium Tarentum, in via Regina Elena: il 24 gennaio suona Alirio Diaz, un gigante della chitarra, poi i pianisti Jeffrey Swann e Rodolfo Caporali, arriva anche Uto Ughi. Nella giuria del concorso pianistico, il 16esimo organizzato come ancora oggi dall'associazione, siede il maestro Silvano Sardi che guida il Paisiello. È un intellettuale di primissimo piano e lo si sta ad ascoltare insieme ad altri intellettuali come Giorgio Dehò e Michele Perfetti teorico della poesia visiva. Ma Silvano Sardi è anche un apprezzato compositore e la sua opera L'Orso, figura nella programmazione dell'Orfeo dove di certo non mancano le goloserie.

La stagione teatrale

La stagione teatrale, ideata da Francobandiera e realizzata in collaborazione con l'Eti (Ente teatrale italiano) e con l'assessorato alla Cultura del Comune, schiera quell'anno Lilla Brignone, Ottavia Piccolo, Franco Parenti, Gianni Santuccio, Il Gruppo della Rocca, Aldo Giuffrè, Bruno Cirino. Ma non c'è solo l'Orfeo a brillare sotto la luce delle stelle, l'Alfieri collocato in via Oberdan nell'ex palazzo del Fascio, ospita la Vanoni, la Pavone, i New Trolls. Poi c'è il giovanissimo Paris, ad angolo tra il lungomare e via De Cesare, che propone Nino Taranto, Renato Rascel, Lauretta Masiero, Rosanna Schiaffino, Sylva Koscina (è il prodigioso Sabino Dioguardi a sciorinare nomi e titoli secondo le sue ricognizioni). Non ci sono ancora i Concerti sull'erba alla Vaccarella, ma l'estate è tutta di Taranto e il mare del Comune: Mia Martini, Loredana Bertè, Alain Sorrenti, la Nccp tra gli ospiti. L'estate del 1978 vola via sull'onda delle loro canzoni che rincorrono i motivi di successo di quell'anno: Triangolo, Gianna, Solo tu. La triade dei cantautori ha una marcia in più: De Gregori canta Generale, Natale; Venditti, Sotto il segno dei pesci, Sara; Baglioni, E tu come stai?. La televisione ha la sua importanza ma non è totalizzante come oggi; c'è un programma a cui va il ricordo: Ma che sera di Raffaella Carrà nel sabato sera di RaiUno non fosse che per l'ancora celebre sigla: Tanti auguri. A tutto, a tutti. Posto che non si possa dire, per modestia, anche se lo si pensa, che quelli furono gli anni della meglio gioventù, con sicurezza si può affermare che quelli furono i migliori anni della nostra vita.

© RIPRODUZIONE RISERVATA