La Riserva delle Prigionette vicino ad Alghero: tra grifoni, daini e cavalli allo stato brado

Cala della Barca
Cala della Barca
di Maria Serena Patriarca
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Mercoledì 26 Agosto 2020, 18:03

Là dove volano maestosi i grifoni, corrono indisturbati centinaia di daini e pascolano serenamente i cavallini selvatici e gli asinelli albini. Sembra un vero Eden sulla terra la riserva faunistica Le Prigionette, nel Parco Regionale di Porto Conte. Situata nei pressi di Alghero, quest’area naturalistica rappresenta un unicum nel suo genere, non solo per la ricchezza di flora e di fauna, ma anche per i maestosi paesaggi selvaggi a picco sul mare, che rievocano le falesie dell’Irlanda così, come al loro interno, il deserto dell’Arizona.
 

 

Il modo migliore per visitare l’Oasi delle Prigionette è quello di noleggiare una macchina elettrica (tutti i mezzi sono accuratamente disinfettati dopo l’uso) e addentrarsi nei sentieri del Parco, fra pinete e paesaggi di macchia mediterranea. Anche in mountain bike si può esplorare agevolmente quest’area, che si snoda attorno al Monte Timidone. Qui non sarà difficile avvistare branchi di daini allo stato brado, ma anche i tipici cavallini selvatici come quelli della Giara, e gli asinelli bianchi, proprio gli stessi dell’isola dell’Asinara. Sentieri di birdwatching permettono di appostarsi per avvistare in volo i grifoni, con la loro possente apertura alare. Il punto più panoramico della Riserva è senza dubbio Cala della Barca. Nei giorni in cui soffia il vento maestrale il fascino di questo luogo è unico, con onde gigantesche che si infrangono su bianche falesie e, all’interno, formazioni rocciose che sembrano quelle dei deserti americani.

Un altro percorso molto panoramico da effettuare invece a piedi, sempre nel Parco di Porto Conte, è quello che porta a Punta Giglio, da cui si può ammirare in una delle sue più spettacolari angolazioni il promontorio di Capo Caccia. Selvaggia e scenografica, Punta Giglio è una delle mete più amate dai patiti del trekking non impegnativo, fra pinete e leccete, ed è raggiungibile con un sentiero interno o con uno litoraneo, molto bello, che costeggia il mare. Per informazioni più dettagliate si può visitare il sito www.algheroparks.it. Disponendo di qualche giornata in più si può sostare ad Alghero, e magari visitare qui l’interessante Museo del Corallo, con le testimonianze artistiche di quello che nei secoli è stato considerato l’oro rosso, o rosa, a seconda delle sfumature.

Si può poi proseguire con l’auto verso Sud, in direzione di Santa Caterina di Pittinuri, per sperimentare il percorso di trekking, anche questo facile, che da Porto Alabe conduce a Cala Torre Columbargia, sito dove spicca l’antica torre spagnola di avvistamento, che sormonta la grotta marina dove nidificano ancora oggi i colombi. Anche in questo caso si tratta di un luogo “off the beaten track”, dove la natura regna incontrastata fra il mare color verde smeraldo e i paesaggi lunari della costa. A Punta Alabe la tradizione vuole che chiunque passi lasci una conchiglia ai piedi della statuetta della Madonna, che domina la baia e le dune circostanti, regno dei candidi gigli di mare.

 

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