Due rinvii a giudizio e un patteggiamento (con pena di 1 anno e 4 mesi), per le tre maestre d’asilo in passato in servizio nella scuola dell’infanzia “Montessori” di Capurso, nel Barese, accusate di violenze a scuola sui piccoli alunni, da venticinque famiglie. Il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Bari, Antonella Cafagna, ha mandato a processo il prossimo 7 dicembre, davanti al giudice monocratico di Bari, Ambrogio Marrone, la maestra salentina 57enne (M.L, le sue iniziali, di Ugento) e M.L, 67enne di Rutigliano. Accolta dal gup invece la richiesta di patteggiamento dell’insegnante 50enne originaria di Taranto ma residente a Monza, B.N., le sue iniziali: la pena concordate è di 1 anno e 4 mesi. Citati dalle parti come responsabili civili, il Ministero dell’Istruzione non si è costituito a giudizio, mentre il comune di Capurso è stato estromesso poiché la scuola è risultata essere statale. Sono 25 le parti civili.
Le indagini dei carabinieri e i filmati delle telecamere
I fatti finiti sotto la lente della magistratura, fanno riferimento alle indagini effettuate dai carabinieri durante l’anno scolastico 2017/2018, che accertarono che le maestre durante le lezioni in classe avrebbero reso «abitualmente dolorose e mortificanti le relazioni con i bambini loro affidati», assumendo «comportamenti violenti e vessatori nei confronti di una pluralità di minori affidati alla propria cura e educazione». In particolare le maestre avrebbero rivolto spintoni, strattoni, schiaffi sulle braccia e in viso ai bambini – di 3 e 4 anni - trascinati fino a cadere o urtare, e costretti a rimanere con il capo riverso sul banco o in un angolo dell’aula con il volto verso il muro e le mani dietro la schiena, in stato di sottomissione.
Le maestre: scelte educative
Atteggiamenti giustificati dalle maestre come “scelte educative”, finiti nella rete degli inquirenti baresi, che nel dicembre 2017, quando già alcuni bambini avevano cambiato scuola, convocarono e ascoltarono i genitori dei piccoli e successivamente, a marzo 2018, in accordo con il pubblico ministero Marcello Barbanente, decisero di installare microcamere per intercettazioni ambientali che sono proseguite fino a maggio 2018. Molti genitori nel frattempo avevano ritirato i bambini e la classe era passata da 27 a 13 alunni. Per l’accusa, le maestre avrebbero offeso il decoro e la dignità personale dei bambini, causando loro uno stato di sofferenza psichica e morale tale da pregiudicare la vita relazionale. Nel pool di avvocati che difendono le famiglie dei minori compaiono i legali Vincenzo Lanzillotti, Maria Greco, Vito Pilolla.
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