Valeria Sandei (Almawave): «L'Intelligenza artificiale ancora troppo governata dagli uomini. Servono più scienziate»

La manager veneziana: «Le donne devono prendere parte alla transizione digitale. L’hi-tech deve evitare pregiudizi e garantire un trattamento equo a tutti»

Valeria Sandei, alla guida di Almawave società italiana quotata all’Euronext Growth Milan e leader nell’AI
Valeria Sandei, alla guida di Almawave società italiana quotata all’Euronext Growth Milan e leader nell’AI
di Elena Filini
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Mercoledì 28 Giugno 2023, 11:39 - Ultimo aggiornamento: 30 Giugno, 14:49

Potrà l’intelligenza artificiale sconfiggere il gender gap? «Dipende» è la risposta sibillina di Valeria Sandei, alla guida di Almawave, società italiana quotata all’Euronext Growth Milan e leader nell’intelligenza artificiale.

«L’AI si basa sulla non discriminazione. Ma per evitare davvero nuove differenze le scienziate donne devono aumentare. Oggi la presenza di laureate Stem è troppo limitata e questo è un forte limite per l’intelligenza artificiale governata ancora dal mondo maschile». Umanista nel dna, studi in flauto al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, una laurea alla Bocconi ed esordi alla JP Morgan, poi in Accenture, Valeria Sandei, 47 anni (premio Bellisario 2023 per il Management) è il punto di incontro tra mondo classico e scienza, tra logos e techne. E spiega perché, se le donne non governeranno la transizione digitale, anche la macchina recepirà i meccanismi del pensiero maschile. Replicando, forse, pregiudizi e discriminazioni.

Perché le donne devono essere protagoniste della transizione?

«Bisogna far capire alle ragazze l’enorme potenziale di questo settore. Le donne devono essere parte di questa trasformazione digitale. Ad oggi infatti è un settore in cui la percentuale di donne è molto inferiore a quella degli uomini. Rischiamo che al comando dello sviluppo ci siano sempre gli uomini».

L’ultimo report del Global gender gap index vede l’Italia scivolare indietro di tredici posizioni rispetto al passato.

«Non è un segnale confortante. Il report annuale del World Economic Forum misura in 146 Paesi il divario di genere in termini di partecipazione economica e politica, salute e livello di istruzione. L’Italia aveva tenuto la posizione per un paio d’anni di seguito nella metà superiore della classifica stilata dal World Economic Forum (63esimo posto), ma nel report 2023 del Global Gender Gap scivola di 13 posizioni al 79esimo posto su 146 Paesi.

Per quello che posso fare cerco di dare questo tipo di indirizzo. Nei miei laboratori e nella mia azienda ci sono tante donne di grandissimo valore, il problema è quanto in percentuale rappresentano nell’ambito del recruiting».

Eppure, lavorare sull’AI potrebbe facilitare la conciliazione.

«Cerco di far capire anche questo, si tratta di opportunità di lavoro che meglio di altre consentono la flessibilità. Un lavoro smart che permette molto più di altri di essere gestito anche da remoto per le donne che vogliono portare avanti la propria attività ma hanno esigenze famigliari è un valore non banale».

Tornando alle possibili discriminazioni, anche in questo senso sono state varate delle regole.

«Al primo posto dell’etica dell’Intelligenza artificiale c’è la Fairness: i sistemi di AI devono essere progettati per evitare pregiudizi e discriminazioni, garantendo un trattamento equo a tutte le persone, indipendentemente dalle loro caratteristiche».

Musica e scienza, approccio umanistico e manageriale, come convivono queste anime?

«La realtà è policroma, è utile secondo me indossare più lenti. La formazione umanistica aiuta a strutturarsi, a comprendere il passato, a darsi una disciplina. Ma non è giusto demonizzare la tecnologia, anche lì c’è un’esigenza di creatività. La musica ci insegna il rigore e questo rigore me lo sono portato dentro».

Il suo lavoro attuale si fonda sul presupposto che l’AI migliorerà la nostra vita.

«L’intelligenza artificiale è un vasto insieme di diverse tecnologie che in maniera molto semplificata consentono di replicare l’intelligenza umana, il modo di comprendere, percepire o agire che ha la mente umana. L’obiettivo non è stato totalmente raggiunto. Importante è essere pronti a comprendere i valori che la tecnologia può portare».

L’AI senza etica può generale però rischi concreti.

«Senza dubbio. Proprio per questo la comunità europea ha approvato l’AI Act, un complesso di regole ed obblighi nell’utilizzo delle nuove tecnologie. Il rischio principale è il proliferare di informazioni non veritiere nel mondo della comunicazione, e l’uso inconsapevole e discriminato delle cose».

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