L’ex assessore Maraschio: «Io fuori dalla giunta con un sms, sulla moralità urge chiarezza»

Sopra, l’assessore regionale all’Ambiente Anna Grazia Maraschio
Sopra, l’assessore regionale all’Ambiente Anna Grazia Maraschio
di Massimiliano IAIA
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Domenica 28 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 20:30

Non ci sta a passare semplicemente per la vittima sacrificale nella svolta etica che era stata richiesta al governatore Michele Emiliano. «D’altra parte né io né l’ex assessore Rocco Palese siamo minimamente coinvolti in indagini», afferma Anna Grazia Maraschio, che da martedì scorso non è più assessore regionale all’Ambiente, e che ora racconta la sua verità, conferma di aver ricevuto il benservito con un semplice sms («Un fatto che mi ha rammaricato»), ma soprattutto pone l’accento su una giunta che ha cambiato assetto («L’anima di sinistra è residuale, è stata drasticamente mozzata») e con un capitolo legalità ancora tutto da scrivere («Urge chiarezza dai partiti principali che hanno posto la questione moralità»). Non prima di aver elencato i progetti che in assessorato ha dovuto suo malgrado interrompere, l’ex assessora, comunque, confida ancora in una politica «che torni in fretta a contenuti e al valore delle persone».

Avvocato Maraschio, era stata richiesta una svolta etica, una rivoluzione morale. E il risultato è stato escludere lei e Palese dalla giunta. La questione morale può davvero considerarsi risolta così?

«L’azzeramento della giunta doveva servire a dare delle risposte ai temi di legalità posti dai partiti, sull’esito c’è più di un aspetto da evidenziare: in primis né io né Palese siamo minimamente coinvolti in indagini, vicende giudiziarie o imbarazzi etici. Poi c’è una questione più profonda, politica. Esautorarmi dalla giunta significa decapitare l’anima di sinistra del governo regionale e le politiche che, tramite il mio assessorato, venivano portate avanti. Adesso la giunta si colloca con un altro assetto politico, in cui l’anima di sinistra è residuale, drasticamente mozzata. Se poi tutto è riconducibile alla politica dei numeri, ritengo questa sia perdente sul piano dell’etica e sul piano del cambiamento. Bisogna avere il coraggio di tornare in fretta verso la politica dei contenuti e del valore delle persone. Le scelte sulla giunta sono prerogativa del presidente ma senza una spiegazione politica rischiano di essere viste come mero esercizio di potere. Invece, credo sia arrivato il momento di parlare chiaramente alla nostra comunità di centrosinistra e ai pugliesi. Chiarezza che, su questa scelta, non ho ancora ascoltato dai partiti principali che hanno posto la questione moralità».

Ha detto: “Spesso ho dovuto lottare in solitudine”. Alludeva al governatore?

«Non a lui ma alla mia condizione di assessore privo di un gruppo consiliare. Un assessore tecnico ma allo stesso tempo marcatamente politico. Mi creda, non è stato facile. Il mio lavoro sul Pear, che puntava all’abbattimento dei consumi energetici tramite l’efficientamento e una regolamentazione delle energie rinnovabili, che andavano sviluppate ma senza assalto al territorio. Il mio lavoro sul Piano dei rifiuti e la sua spina dorsale rappresentata da impianti pubblici e dall’economia circolare, dall’abbandono delle discariche. Il mio lavoro sulla Pianificazione dello spazio marittimo, che regolava gli insediamenti degli eolici offshore lontano da aree di pregio naturalistico e paesaggistico. Non lo nascondo: sull’impostazione da dare a questi settori strategici, di grande importanza e su cui si concentrano grandi interessi, spesso mi sono sentita di navigare in solitaria, a parte il mio staff sempre al mio fianco.

Il mio obiettivo è stato sempre quello della pianificazione, che è un compito essenziale di chi governa. Perché quando la politica lascia dei vuoti, grandi o piccoli che siano, le scelte vengono rimesse ai privati, i cui interessi non sempre collimano con l’interesse collettivo. È legittimo che il privato faccia i propri di interessi ma chi ricopre ruoli istituzionali, di governo, deve avere come faro l’interesse pubblico».

È vero che la decisione le è stata comunicata con un sms?

«Sì, un fatto che mi ha umanamente rammaricato. Sono grata per la fiducia di questi anni ma sarebbe stato costruttivo potersi sentire e questo avrebbe consentito a tutti di comprendere le decisioni della scelta. Invece, nessuna chiamata e nessuna spiegazione. Motivazioni che andrebbero date non solo ad Anna Grazia Maraschio ma soprattutto ai nostri elettori, ai pugliesi. La politica non solo ha smesso di ascoltare ma ha smesso di spiegare, di argomentare in trasparenza le proprie decisioni. Guardiamo i risultati delle recenti elezioni in Basilicata, dove quasi un elettore su due non è andato a votare. Questo vuol dire che è altissima la richiesta di trasparenza, di una politica che ha voglia di ascoltare, che è connessa con la realtà, con la quotidianità delle persone».

Ha ricevuto solidarietà in queste ore? Anche da sponde “inaspettate”? Forza Italia ha speso parole di stima nei suoi confronti.

«La solidarietà, unita all’indignazione, è stata travolgente, mi faccia dire anche inaspettata. Non pensavo di aver attecchito così tanto nel cuore dei pugliesi. Un migliaio tra messaggi e telefonate e mi scuso pubblicamente se ancora non sono riuscita a rispondere a tutti. Una solidarietà trasversale, come ha giustamente ricordato: amministratori e rappresentanti di centrodestra e centrosinistra. Perché ho lavorato nell’interesse dei pugliesi a prescindere dai colori politici. Il mio assessorato aveva pareti di cristallo e la mia porta era aperta a tutti. Poi una solidarietà enorme dalla base, dai territori, che hanno bisogno di essere ascoltati».

Si interrompe così il suo lavoro in assessorato. Quali temi o progetti in particolare avrebbe voluto proseguire e approfondire?

«C’è un enorme lavoro che rischia di subire rallentamenti e mi auguro che questo non accada, soprattutto per i tantissimi amministratori che mi scrivono disorientati. Faccio un esempio: erano avviati i procedimenti per l’istituzione di tre nuovi parchi: quello di Gravina, agli Alimini a Otranto e il terzo ai monti Dauni. Ora i rappresentanti del territorio temono che tutto si possa fermare. Penso poi alla Strategia regionale dello sviluppo sostenibile che stava entrando nella sua fase operativa: una bussola in grado di orientare tutte le politiche regionali – dallo sviluppo economico all’agricoltura, passando per il turismo e le politiche di inclusione e formazione – nella direzione della sostenibilità. Una sfida epocale che ci preparavamo ad affrontare, così come stava entrando nel vivo la Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici. Penso agli interventi sull’abitare sociale, una vera rivoluzione nelle politiche abitative. Sono alcuni tasselli di un grande mosaico che andavamo realizzando. Perché ho una concezione della politica lineare, semplice, quella che prova a risolvere i problemi delle persone e a dare un’idea di futuro condiviso».

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