Ex Ilva, oltre 900 operai in ferie. E Urso vuole più acciaio

Per il maxi ponte di Acciaierie d’Italia i primi numeri a Taranto registrano 927 dipendenti a casa. Il ministro intanto annuncia: «Lunedì il piano industriale, 6 milioni di tonnellate entro il 2025»

Ex Ilva, oltre 900 operai in ferie. E Urso vuole più acciaio
Ex Ilva, oltre 900 operai in ferie. E Urso vuole più acciaio
di Domenico PALMIOTTI
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Domenica 28 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 20:31

Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria ha avuto ieri in ferie 1.467 dipendenti e di questi 927 nello stabilimento di Taranto. Gli altri numeri registrano 211 unità a Genova, 129 a Milano, 100 a Novi Ligure e 39 a Racconigi. Tra le aziende controllate, anch’esse in amministrazione straordinaria, in ferie 22 dipendenti di Acciaierie d’Italia Energia a Taranto, che si occupa delle centrali elettriche. Anche se sono dati provvisori e riferiti solo a ieri mentre il ponte feriale in AdI va dal 26 aprile sino al 5 maggio, per cui occorrerà che questi dati si consolidino prima di trarre un consuntivo, il bilancio non è ritenuto negativo, visto che era richiesta un’adesione volontaria.

Inoltre, ci possono essere dipendenti che non hanno ferie da smaltire, altri che magari hanno preferito giorni diversi e vanno esclusi coloro che non potevano assentarsi.

In ogni caso, la scelta dell’azienda è stata quella di cercare di tenere insieme contingenza degli stabilimenti, dove c'è una produzione molto bassa, festività nazionali (25 aprile e 1 maggio), due fine settimana e riduzione del monte ferie, anche perché i commissari, rispetto alla precedente amministrazione straordinaria, stavolta hanno escluso le ferie dalla procedura. Che quindi rimangono fruibili.

Il vertice col ministro Urso

Intanto domani pomeriggio a Palazzo Chigi il Governo incontrerà di nuovo i sindacati su AdI. «Presenteremo il piano industriale e finanziario per il rilancio dello stabilimento - ha detto ieri a Pescara, alla convention nazionale di FdI, il ministro delle Imprese, Adolfo Urso -. Stiamo recuperando quello che sembra del tutto compromesso, lo stabilimento più importante d’Europa. Sono convinto che saremo in condizioni già da quest’anno di delineare un piano di rilancio della siderurgia italiana, che è base dell’industria manifatturiera del Paese». «L'Ilva produrrà 6 milioni di tonnellate d'acciaio entro il 2025 - ha agiunto il ministro - Per l'Ilva chiederemo a Bruxelles l'ok per un prestito ponte».

E un quadro dell’azienda e del lavoro da fare, è stato prospettato ieri, sempre nella convention di Pescara in un dibattito, da Giancarlo Quaranta, uno dei tre commissari di AdI. «Noi ora procederemo a pubblicare un bando per l’assegnazione degli asset», ha annunciato Quaranta. Che però non ha fornito date su quando vedrà la luce il bando che riporterà sul mercato, e quindi ai privati, Acciaierie.

«Lo stabilimento di Taranto - ha aggiunto - è sicuramente quello che ha applicato tutte le Bat, ma importante é controllare e rispettare i parametri fissati per il rispetto che si deve ai territori e alle città che ospitano gli stabilimenti». Attualmente, ha affermato, «ci stiamo concentrando a recuperare l’affidabilità degli impianti e stiamo procedendo parallelamente a immaginare un futuro stabile degli stabilimenti».

Quaranta ha poi rilanciato la decarbonizzazione dell’acciaio e ha chiesto che il processo sia accompagnato: «Abbiamo applicato le Bat ma ora vanno controllate e rispettati i parametri per il rispetto che si deve alla città». Poi, ha detto, non si elimini la gratuità delle quote di CO2 «sino a che non sarà completata la decarbonizzazione». Invece è prevista la scomparsa della gratuità dal 2029 e acquistare le quote per continuare a produrre con gli altiforni, renderà i costi dell’acciaio molto onerosi.

Altra necessità evidenziata da Quaranta, è il gas, senza il quale «la trasformazione coStituita dalla decarbonizzazione, non si realizza. Oggi per la UE si è autorizzati a costruire gli impianti di preriduzione, Bruxelles ne finanzia anche una parte, solo che se prima si prevedeva che fatto 100 il potere calorifico del gas, il 10 per cento andava sostituito con l’idrogeno, adesso si è passati al 40 per cento. Una sfida europea irrazionale ed insostenibile. Non sappiamo quanto costerebbe e inoltre, almeno in Italia, l’idrogeno non è ancora prodotto in tali quantità. Questa è anche la ragione che ha portato i privati a fermarsi e a non andare avanti». «Abbiamo bisogno di più acciaio da minerale - ha rilevato Quaranta - e con le nuove tecnologie ora possiamo produrlo con la preriduzione», passaggio che serve ai forni elettrici. Ma «le comunità - ha evidenziato - ci devono consentire di far arrivare il gas. Se vogliamo la decarbonizzazione, questa si fa col gas. Se viene impedito di avere il gas, non si va da nessuna parte. L’acciaio ci serve. Con 22 milioni di tonnellate nel 2023, noi siamo i secondi produttori in Europa, secondi anche per la metalmeccanica. Se rinunciamo, è tutta l’industria che va in malora».

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