Social network, Meta pensa a un'alternativa a Twitter e sperimenta con Whatsapp

L’introduzione dei canali su Whatsapp apre la strada a una nuova piattaforma firmata Meta, pensata come risposta a Twitter. Mark Zuckerberg punta sul tesoretto di Elon Musk, che vede non molti utenti disposti a pagare un abbonamento mensile

Social network, Meta pensa a un'alternativa a Twitter e sperimenta con Whatsapp
di Raffaele D'Ettorre
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 21 Giugno 2023, 14:55 - Ultimo aggiornamento: 22 Giugno, 07:36

Che Mark Zuckerberg volesse mettere le mani sul nuovo tesoretto di Elon Musk (350 milioni di utenti attivi su Twitter dopo il passaggio di consegne avvenuto lo scorso ottobre) si era già intuito nei giorni passati con l’introduzione su Whatsapp dei Canali.

Non tanto per la novità in sé – tra le chat di amici e parenti potremo vedere una sorta di newsletter che consentirà ad aziende e pmi di aprire un filo diretto con gli iscritti – quanto per le sue implicazioni: con questa mossa, Meta vuole porsi come partner autorevole per le aziende, proprio com’era stato il social dei cinguettii durante l’era Dorsey. Le stesse aziende che oggi stanno fuggendo in massa dalla piattaforma di Musk.

E che, orfane di un canale di comunicazione tradizionalmente istituzionalizzato, chiedono a gran voce un’alternativa di spessore. L’operazione su Whatsapp si è però presto rivelata la prova generale di qualcos’altro, qualcosa di più grande: secondo la testata specialistica The Verge, Meta oggi starebbe lavorando a un nuovo social network. Che, nelle parole di Chris Cox, chief product officer di Meta, è stato pensato proprio come «risposta a Twitter». 


Il piano 

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Nome in codice Project92 (il nome ufficiale probabilmente sarà “Threads”), si tratterà di un social esclusivamente testuale, con un limite di 500 caratteri per post. Verrà rilasciato come app integrata con ActivityPub, un protocollo decentralizzato che consentirà agli utenti di portare facilmente i propri account e i follower su altre app che supportano lo stesso standard. Viene subito in mente Instagram, ma allo stesso protocollo si appoggia anche Mastodon, oggi principale rifugio dei delusi dell’era Musk. E un’integrazione simile renderà il nuovo progetto di Zuckerberg un contenitore capace di muovere un quantitativo di traffico web non indifferente, considerando anche che Project92 ha tra i suoi sostenitori già pesi massimi come Oprah Winfrey (42 milioni di follower su Twitter) e il Dalai Lama (19 milioni). 
Non è stata ancora fissata una data di uscita ma Meta si augura di rilasciare la piattaforma «il prima possibile». «Abbiamo sentito creator e personaggi pubblici, sono interessati a una piattaforma gestita in modo sano e di cui potersi fidare», ha dichiarato Cox durante il meeting aziendale in cui è stato presentato “Threads”. Subito gli ha fatto eco Zuckerberg quando, parlando dei Canali, ha usato anche lui parole chiave come «sicurezza» e «affidabilità», traendo dall’abc del social media marketing le giuste leve emotive per catturare proprio chi su Twitter non si trova più a suo agio. «Pensiamo – ha detto il ceo di Meta – che sia arrivato il momento giusto per introdurre uno strumento di trasmissione semplice, affidabile e privato». E il «momento giusto» oggi è dato dalla progressiva ma inesorabile colata a picco di Twitter. Ed è solo indagando questa che è possibile capire perché Zuckerberg stia puntando in quella direzione il timone di un’azienda che, proprio come Twitter, ha visto giorni migliori. Il report “Worldwide Social Media Outlook 2023” segnala come la crescita delle entrate pubblicitarie totali di Meta quest’anno risalirà sì dell’8,2% dopo il calo storico al 2% l’anno scorso, ma questo non sarà sufficiente a invertire il trend negativo sul Nasdaq. 
L’azienda social ha avuto una trimestrale fortunata ad aprile ma ancora deve riprendersi dal crollo vertiginoso dello scorso ottobre. Senza contare che l’incidenza di tutte le piattaforme di Zuckerberg sulla spesa pubblicitaria digitale mondiale, dopo aver raggiunto il 22% nel 2021, secondo le previsioni del report quest’anno scenderà al 19,4%. Insomma, serve un’ancora, e serve in fretta.


Lo scenario

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Servono, soprattutto, utenti monetizzabili. E il bersaglio perfetto adesso sembrano essere proprio i sopravvissuti all’apocalisse di Twitter. Un’apocalisse lenta le cui avvisaglie sono andate di pari passo con i tentativi di Musk di dare una nuova anima al social dei cinguettii e salvarlo dalla bancarotta. Non sta andando benissimo perché, contrariamente alle previsioni del miliardario, oggi sono davvero pochi gli utenti disposti a pagare per un abbonamento mensile: 290mila account verificati su 350 milioni di utenti mensili, meno dello 0,1%.
Continuano intanto i licenziamenti di massa, con la forza lavoro dell’azienda ridotta da 7.500 dipendenti a poco più 1.500. Insomma, a sei mesi di distanza dall’approdo di Musk le luci di Twitter sono ancora accese, ma sono luci soffuse. Nella prima settimana di maggio, le entrate pubblicitarie di Twitter sono diminuite del 59% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Intanto un gruppo di 17 case discografiche statunitensi ha fatto causa a Twitter per presunte violazioni del copyright. Come se non bastasse, l’azienda è stata appena sfrattata dal suo ufficio di Boulder, in Colorado, dopo tre mesi di affitto non pagato. Presto i 150 dipendenti del distaccamento dovranno trovare un posto nuovo dove lavorare. Chissà che anche loro non trovino rifugio proprio a Menlo Park.
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