Casa editrice Manni, 40 anni di carta e l’archivio sarà tutelato

Piero Manni e Anna Grazia D’Oria
Piero Manni e Anna Grazia D’Oria
di Claudia PRESICCE
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 8 Maggio 2024, 05:00

Quarant’anni di casa editrice Manni e quarant’anni di carte, pensieri scritti a mano, lettere, manoscritti. Quella che si sta conducendo in queste settimane nelle salette della casa editrice Manni a San Cesario è un’operazione che nei prossimi decenni, in analoghi luoghi di produzione libraria, non esisterà quasi più. Comunque certamente non esisterà nelle modalità di sistemazione di epistolari con il segno emotivo della calligrafia, di manoscritti originali con primordiali cancellature d’autore di libri diventati poi celebri (o anche no, che il valore non cambia), biglietti o annotazioni col suggerimento del grande scrittore scomparso, fotografie con dedica, magari poesie dettate sul tovagliolo di un bar.

La sistemazione dell’Archivio e della Biblioteca Piero Manni e Anna Grazia D’Oria e della casa editrice Manni, che due anni fa hanno ricevuto la “Dichiarazione del Ministero della Cultura di interesse storico particolarmente importante” (provvedimento formale che riconosce la sussistenza dell’interesse culturale dei beni mobili o immobili, disciplinato dal Codice per i Beni culturali e del Paesaggio), procede alacremente tra faldoni e mille cataloghi.

Intanto, mentre le carte vanno prendendo una forma consultabile, come richiesto dalla Dichiarazione Ministeriale (di garantire la conservazione dell’archivio, provvedere all’inventariazione nel tempo e consentire la consultazione da parte degli studiosi che ne facciano richiesta, nei modi previsti dall’articolo 127), tutt’intorno aleggiano tantissime narrazioni parallele.

Intanto si racconta la storia di un’attività nata dal sogno di due professori nel 1984, Anna Grazia e Pierino che a Lecce misero su artigianalmente una casa editrice, accompagnandola quest’anno a festeggiare i primi 40anni. E poi si narrano cambiamenti epocali degli ultimi decenni che ha fatto l’editoria con l’arrivo del digitale, ma anche tutti noi che ormai digitiamo tutto, e non scriviamo a penna mai.

La storia

Quindi questi archivi pieni di “carte” saranno prossimamente dei monumenti in estinzione. Ma soprattutto in queste stanze si racconta di un’Italia letteraria, novecentesca e del primo scorcio del nuovo secolo, che ha stretto rapporti vivaci e legami saldi con il profondo Salento e la Puglia attraverso questa casa editrice che, fin da subito, ha guardato oltre i confini provinciali e regionali. Si può dire che la casa editrice Manni abbia dagli anni Ottanta proseguito quella strada di respiro lungo che il ‘900 leccese aveva conosciuto, con rapporti culturali con il resto del Belpaese, con le riviste letterarie di livello nazionale e i suoi poeti e scrittori che si interfacciavano con il mondo. Una strada che però, quando la storia dei Manni cominciò, andava un po’ scolorendo. «Gli archivisti stanno lavorando alle nostre “carte” – spiega Anna Grazia D’Oria – si trovano in mano lettere con tanti autori fino a manoscritti firmati per esempio da La Capria, Fortini ecc., ma anche tante fotografie. Le cose di casa Manni sono sempre state mischiate a quelle della casa editrice, quindi stanno catalogando anche i manoscritti di Pierino, miei articoli, cose non pubblicate e portate a casa». Sono pezzi di storia, parole di cui è rimasta traccia su carta che vengono catalogati dagli archivisti della Società Memoria, incaricata per il progetto di ricerca da tre Università: del Salento, Roma Tre e Lum di Bari.

Il progetto di catalogazione

Il progetto è partito dalla catalogazione del fondo documentario, poi sarà creato il portale Archivio Manni D’Oria, con percorsi di ricerca storico letteraria. «Una ricercatrice di UniSalento sta già lavorando sull’Immaginazione creando uno studio che porterà a Palermo – prosegue Anna Grazia D’Oria – il materiale intorno alla rivista è davvero tanto, manoscritti di tutti e pure tante immagini per le copertine: le mandavano i poeti visivi, non tutte pubblicate». La storia di queste “carte” iniziò quando lei e il marito Piero Manni avevano messo su famiglia. «Eravamo due giovani insegnanti, avevamo il mutuo e per arrotondare Pierino lavorava dall’editore Milella e io scrivevo per la Tribuna del Salento e poi per Quotidiano – racconta - scrivevo di letteratura contemporanea e lavoravo anche alla bibliografia di Palazzeschi. Poi davamo una mano ad Antonio Verri per la rivista “Pensionante dei Saraceni” che producevamo nella nostra casa leccese in via Leopardi. Verri decise di lasciarla, ma non era convinto e questo ci spinse a realizzarne una tutta nostra. Nacque l’Immaginazione sulla scia di queste esperienze, con la grafica di Saverio Dodaro: era il gennaio del 1984. Allora a Lecce insegnava Romano Luperini, voleva fare una sua rivista e tramite Pierino, con Milella pubblicò con Carlo Alberto Madrignani la rivista “L’ombra d’Argo”.

Luperini ci aiutò a contattare autori importanti e Pierino lasciò Milella per aprire la sua casa editrice, coronando il suo sogno. Il primo libro, in parte finanziato dal Comune di Roma, grazie a Luperini che ci mise in contatto con Filippo Bettini, nacque dopo una manifestazione in piazza Colonna sulla pace: pubblicammo “Segni di poesia, lingua di pace”, con poesie sulla pace di autori famosi da Luzi a Malerba, Sanguineti, Caproni ecc”. Fu l’inizio di una storia importante: nacque una collana diretta da Luperini che portò da Manni Fortini, Sanguineti, Leonetti, Malerba e tanti altri. Anna Grazia venne contattata da Maria Corti e, durante pranzi a casa di Giovanni Pellegrino, nacquero collane e progetti, tante cose scritte a penna di cui resta ancora traccia. “Dal primo anno siamo andati al Salone del libro di Torino in cui torniamo in questi giorni e anche a Roma, nonostante la difficoltà delle spese – conclude Anna Grazia – intanto il mese prossimo festeggeremo il quarantennale”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA