Brindisi accelera per la corsa a capitale della cultura. Galatina ci pensa e nomina un comitato tecnico, volendo puntare tutto sul Tarantismo e sulla Terra. A Gravina (candidata con Altamura), invece, si è tenuto un incontro per studiare le ricadute di una eventuale vittoria, con il dossier ormai pronto. E anche Alberobello (capofila con Polignano a Mare, Castellana Grotte e Noci) è a una fase ormai conclusiva.
C’è fermento in Puglia per la corsa a capitale italiana della cultura 2027.
L'altro fronte
A Brindisi, intanto, prende corpo un “movimento spontaneo”. «Già la candidatura è sicuramente una buona notizia, al di là di come andrà», commenta Antonio Caputo, storico brindisino. «Anche perché - aggiunge - stiamo attraversando un momento particolare, di crisi. E poi inutile nascondersi che diventare capitale della cultura vorrebbe dire avere dei fondi da spendere in attività culturali». «Questa è una grande città - dice Caputo -, che ha una storia che non è seconda a nessuno. Abbiamo testimonianze del periodo romano, angioino, svevo. Basti pensare all’attuale viabilità, che di fatto è stata tracciata da Federico II di Svevia. Qui tutti i popoli che sono arrivati nel corso della storia hanno voluto lasciare una firma, e questo è assolutamente visibile. Brindisi ha tanti punti di forza da valorizzare».
La pensa così anche Anna Cinti, dell’associazione culturale “Le Colonne”, che si occupa proprio di valorizzazione delle bellezze del territorio. «Penso che l’intenzione sia sicuramente positiva, da apprezzare. La candidatura può essere importante anche per svegliare le coscienze dei cittadini e magari lanciare un movimento nuovo». Come? «Dovremmo puntare di più sul patrimonio immateriale, valorizzare anche le risorse umane, non soltanto quelle artistiche. La cultura può e deve essere un motore per la crescita di un intero territorio, però deve per questo coinvolgere tutti gli attori presenti. Sarebbe interessante, ad esempio, capire come includere in questi progetti anche i giovani, ma serve farlo in maniera attiva». Brindisi ha un bagaglio, secondo Cinti: «Siamo la terra dell’accoglienza, da sempre. Questa città non può prescindere da una visione multiculturale, che è insita nel suo Dna. Credo che sia questo il filone principale da portare all’attenzione del resto del Paese: Brindisi come città dell’accoglienza».
Mentre Galatina ci pensa, Brindisi accelera, Gravina e Altamura si guardano attorno, e Alberobello ha già le idee chiare, tanto da aver già affidato all’archistar internazionale, Marco Piva, il progetto, intitolato “Pietramadre”. La Puglia si muove. La corsa è soltanto iniziata.