Cavallo (Coldiretti): «L’agricoltura in Puglia? Grandi eccellenze, ma serve più programmazione»

Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia, sul comparto agricolo analizza criticità e opportunità: «Straordinari progressi nel vitivinicolo Però bisogna avere una visione migliore e aumentare gli investimenti»

Alfonso Cavallo
Alfonso Cavallo
di Giuseppe MARTELLA
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Lunedì 6 Maggio 2024, 06:27 - Ultimo aggiornamento: 7 Maggio, 12:14

L’impegno costante contro la concorrenza sleale proveniente dall’estero. E le tante battaglie da condurre con l’idea di un futuro importante per l’agricoltura pugliese. Queste alcune delle riflessioni di Alfonso Cavallo, numero uno di Coldiretti Puglia.
Presidente, la Puglia risulta essere la prima regione del Mezzogiorno per importazione di prodotti agricoli e agroalimentari. Cosa significa?

«Non è un dato negativo in assoluto in tempi di globalizzazione e di scambi commerciali che insistono ormai da tempo su rotte sleali. Il problema reale è che nelle pieghe di queste importazioni trovano spazio di manovra prodotti di scarsa qualità, che provengono da ogni parte del mondo e che, grazie a un ultimo intervento su di essi in un Paese comunitario prima della commercializzazione, divengono produzioni marchiate Ue. È necessario che agricoltori europei, in particolare quegli italiani, sfidino gli omologhi extraeuropei sul medesimo campo e seguendo le medesime regole.

Se questo non accade, siamo dinanzi a situazioni di concorrenza sleale che danneggiano da un lato le aziende agricole italiane e pugliesi e dall’altro il consumatore che compra non conoscendo la reale provenienza e qualità di quello che acquista».


Tra i casi più evidenti quello che accade da queste parti.

«Sono sotto gli occhi di tutti gli attracchi giornalieri nel porto di Bari di navi cariche di grano proveniente da Turchia e Canada seccato con l’utilizzo di glifosato che in termini di prezzo sbaraglia la produzione della Puglia. Agli inizi della guerra in Ucraina i produttori italiani furono invitati a una maggiore produzione di grano in nome dell’autosufficienza, i prezzi del prodotto salirono di molto oscillando tra i 50 e i 60 euro a quintale. A distanza di più di due anni, la valutazione del grano è crollata a meno della metà, tanto da non riuscire a coprire neanche più i costi di produzione. Siamo dinanzi a una speculazione evidente, se è vero poi che il prezzo della pasta per il consumatore non è calato di nulla. Di esempi simili che danneggiano l’agricoltura pugliese se ne possono fare altri. Basti pensare agli agrumi del tarantino non raccolti, ai carciofi del foggiano e del brindisino che non si riescono a vendere, ai pomodori che marciscono nei campi».


L’agricoltura di Puglia lotta anche con problematiche interne a partire dai danni causati dalla fauna selvatica.

«Una situazione molto complicate in molte aree. La questione principale riguarda un incontrollato ripopolamento di cinghiali, i quali, oltre a essere sempre più spesso una minaccia per la sicurezza dell’uomo, distruggono intere piantagioni. Nelle zone della Murgia si segnala la distruzione di campi di grano e altro frumento, piantagioni di ortaggi, vigneti. Ma il pericolo non è soltanto quello del cinghiale, se è vero che è molto frequente l’attacco da parte di branchi di lupi ad allevamenti e greggi. Aggiungiamo quanto causato dal granchio blu e dai cormorani alla mitilicoltura e all’acquacultura, dai pappagalli verdi agli alberi di frutta e arriviamo a contare danni per oltre 30 milioni di euro per gli agricoltori».


Sullo sfondo anche le incertezze e le difficoltà legate ai cambiamenti climatici.

«Quello del mutamento del clima è un problema di portata mondiale dal quale dipende il futuro di tutti. Negli ultimi anni abbiamo fatto i conti con lunghi periodi di siccità e con l’avvento sul nostro territorio di eventi atmosferici tanto improvvisi quanto estremi. E così l’agricoltura è stata danneggiata dall’assenza di acqua e poi da inondazioni e allagamenti devastanti. Problematiche importanti e complesse legate in Puglia alla questione dei Consorzi di bonifica, enti che dovrebbero essere chiamati a svolgere ruolo fondamentale di supporto all’agricoltura e che invece riescono a fare poco essendo in regime di commissariamento. L’assenza dei Consorzi significa ormai da tanti anni significa assenza di manutenzione del territorio e investimenti che presenta il conto nei periodi siccitosi e in occasione delle grandi calamità».


Rispetto alla mancanza acqua, Coldiretti Puglia ha proposto un “Piano Invasi”: ci spiega i dettagli?

«Bisogna recuperare in termini di visione e programmazione il tempo perduto. Ci sono tanti strumenti, i progetti legati al Pnrr, alle politiche comunitarie e tanti altri asset di investimento, che si devono e si possono utilizzare. Tra l’altro, è incomprensibile come all’interno della stessa regione, un agricoltura paghi l’acqua necessaria alla sua attività cinque o sei volte di più rispetto a quanto un suo collega fa in un’altra zona della Puglia».


Qual è il futuro dell’agricoltura pugliese e qual è il ruolo di Coldiretti Puglia?

«Il nostro sistema agricolo e agroalimentare è uno di quelli che può recitare senza dubbio un ruolo da protagonista. Ci sono le eccellenze a dimostrarlo, le tante eccellenze attive sul territorio. Si pensi allo straordinario progresso che ha vissuto il vitivinicolo regionale in questi ultimi decenni, così come è necessario essere convinti che un’agricoltura moderna e all’avanguardia possa fare da traino per lo sviluppo dell’intera regione in termini culturali e turistici e quindi economici. Coldiretti quest’anno festeggia i suoi primi 80 anni e lo fa da prima associazione di categoria. Abbiamo vinto tante battaglie e siamo pronti ad altre sfide, convinti che l’unione sia sinonimo di forza».

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