La storia di Dino, da cinquant'anni in America per vendere il pane di Altamura

La storia di Dino, da cinquant'anni in America per vendere il pane di Altamura
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Domenica 4 Febbraio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18:30

La storia di emigrato pugliese che diventa imprenditore di successo. Dino Clemente aveva 22 anni quando, nel 1974, cinquant’anni fa, partì da Altamura per emigrare in America. Il viaggio lo fece con la “Raffaello”, l’ultimo che l’imbarcazione transoceanica effettuò prima di fermarsi definitivamente. Ad attenderlo dall’altra parte dell’oceano Atlantico, la moglie Anna De Nora, che aveva sposato qualche mese prima, emigrata con la sua famiglia negli States ormai già da cinque anni. 


Dino, primo di sei figli di una famiglia di artigiani della falegnameria di Altamura arriva nel paese a stelle e strisce e si stabilisce in New Jersey a Union City, dove lavora come aiutante panettiere nel panificio dei cognati. Due anni dopo il giovane emigrato altamurano, che nel frattempo aveva imparato a fare il pane e a parlare l’inglese, rileva dai cognati la bakery diventando il proprietario dell’attività che aveva un forno a carbone. A questo punto il neo imprenditore pugliese studia e mette in atto nuove strategie di marketing per ampliare il suo volume d’affari. Nel 1976, per crescere economicamente, punta tutto sulla sua famiglia e inizia a farsi raggiungere dai parenti che impiega nella sua attività con diverse e precise mansioni. In Usa arrivano il fratello Oronzo e il cognato Nicola fino a ricompattare, nel 1978, l’intera sua famiglia. 
Sono passati quattro anni di duro lavoro, quando nello stesso anno e nella stessa cittadina sulle sponde del fiume Hudson, avvia la sua seconda attività aprendo il “Clemente Central Bakery”.

Trascorrono, ancora, altri 8 anni e viene avviato, il terzo locale di 2mila metri quadrati, sempre in New Jersey, a Cliffside Park, il “Clemente Central Bakery North” e, pochi mesi dopo, ne apre un quarto, di 4mila metri, a Union City. Una crescita ed un successo basato tutto sulla bontà del suo pane realizzato con i più antichi accorgimenti murgiani. Nel 1987, Dino spicca il volo con il suo fiore all’occhiello. 

La storia

Quando apre a Hackensack, un vero e proprio stabilimento di 20 mila metri quadrati, per realizzare un biscottificio e un tarallificio. Qui impianta la sua base operativa centrale dotandosi di sofisticati macchinari di ultimissima generazione rendendo così la sua “company”, con una trentina di dipendenti diretti, una delle più eccellenti nel suo settore di tutti gli Stati Uniti d’America. In pochi anni riesce a far apprezzare ai palati a stelle e strisce oltre al pane pugliese anche i taralli, prodotti ai vari gusti, che distribuisce in tutti i 52 stati dell’Unione. Poi, apre due ristoranti di prodotti tipici italiani con un occhio particolare alla gastronomia pugliese che ha chiamato “tutto a modo mio”. Oggi, Dino ha avviato sulla sua strada imprenditoriale i suoi quattro figli: Vincenzo, Maddalena, Maria e Giulia che, ogni mattina insieme alla moglie e a tutti i suoi dipendenti si impegnano, nel mantenere viva la migliore tradizione gastronomica pugliese. Nel 2009, Dino, per i suoi meriti imprenditoriali e le sue generose doti caratteriali, viene insignito del titolo onorifico di Cavaliere dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro. Un uomo che, nonostante il suo successo, non ha mai perso la sua umiltà, il suo sorriso e il suo legame con la terrà d’origine. 
Nel 2020 durante il Covid offrì gratuitamente ad alcuni ospedali statunitensi i suoi prodotti da distribuire a personale sanitario e parenti di pazienti ricoverati. Un mix di bontà del prodotto e di “savoir faire” che l’imprenditore emigrato altamurano ha impresso in tutte le sue attività riscuotendo un successo che, ancora oggi, dopo 40 anni caratterizza le sue attività. 
«Io non ho mai perso due caratteristi essenziali che ogni uomo dovrebbe avere per riscuotere successo, ovvero il legame con le mie origini e, soprattutto, l’essere umile con tutti. La semplicità e la correttezza» sostiene l’imprenditore italo americano del New Jersey, «sono monete che pagano sempre. Se poi a questo si aggiunge il valore della famiglia il successo non puo’ che essere garantito anche a persone come me che nel mezzo della propria vita hanno dovuto fare scelte radicali come quella di trasferirsi a migliaia di chilometri da casa».
 

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